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La recente sentenza del Consiglio di Stato ha suscitato un ampio dibattito e forti reazioni tra le famiglie e le associazioni che si occupano dei diritti delle persone con disabilità. La decisione di ridurre le ore di sostegno per un bambino da 13 a 7, con la giustificazione di un Piano educativo individualizzato, solleva interrogativi significativi sulla compatibilità tra necessità educative e vincoli economici.
Critici della sentenza, come Fortunato Nicoletti e Marco Macrì, esprimono preoccupazioni per le implicazioni a lungo termine di questa decisione, temendo che possa fungere da precedente per altre amministrazioni locali che potrebbero scegliere di ridurre i servizi per contenere i costi. Questa deriva, a loro avviso, potrebbe mettere in crisi non solo il diritto all’istruzione, ma anche altri servizi vitali come il trasporto e le cure riabilitative, creando un clima di incertezza e ansia tra le famiglie.
Le affermazioni di Nicoletti e Macrì riflettono un sentimento diffuso che i diritti delle persone con disabilità debbano essere tutelati a prescindere da considerazioni di bilancio, sottolineando la necessità di non compromettere la qualità dell’assistenza educativa e sociale. Le famiglie stanno già organizzando iniziative per far sentire la loro voce, compresa la possibilità di presentare esposti per proteggere i diritti dei disabili.
Questo caso ha acceso una discussione critica sulle modalità di inclusione e sulle risorse destinate al supporto delle persone con disabilità, evidenziando la necessità di soluzioni che non solo rispettino i diritti fondamentali, ma che garantiscano anche un adeguato sostegno a chi ne ha bisogno. La questione rimane centrale nel dialogo pubblico, toccando non solo la sfera legale ma anche quella etica e sociale, sollecitando una riflessione più profonda sul futuro della disabilità e dei servizi ad essa collegati.