Una madre di un bambino autistico che frequenta la scuola primaria in Bergamasca si è sfogata per la difficile situazione che affronta. Da quattro anni, lei e suo marito pagano una terapista per formare le maestre su come interagire con il loro figlio, che segue il metodo ABA per gestire i comportamenti disfunzionali. Tuttavia, quest’anno, l’insegnante di sostegno è stata rimpiazzata, e il nuovo personale dovrà ricominciare da zero nella formazione, creando confusione e difficoltà per il bambino, che ha bisogno di strategie specifiche per affrontare la scuola.
Dopo l’improvviso trasferimento dell’insegnante di sostegno, il bambino ha manifestato crisi comportamentali e ha rifiutato di andare a scuola. La madre, che ha seguito un corso per diventare terapista ABA, cerca di gestire la situazione, ma è preoccupata per il futuro educativo del figlio. Attualmente, solo un educatore e il maestro sono presenti in classe per molti bambini, e la madre teme che il diritto allo studio del figlio non sia garantito nel frattempo che la scuola cerca un nuovo insegnante di sostegno.
L’intervista di Repubblica a Elena Graziani mette in luce una realtà importante e spesso trascurata: il supporto educativo per i bambini autistici e le loro famiglie. La sua testimonianza rivela non solo le sfide quotidiane che queste famiglie affrontano, ma anche la necessità di un approccio educativo che integri e valorizzi la diversità.
La centralità della formazione degli insegnanti, così come del personale di supporto, emerge come un tema cruciale. In un contesto educativo inclusivo, è essenziale che gli insegnanti siano equipaggiati con le competenze necessarie per affrontare le diverse esigenze degli studenti che hanno bisogno di supporto. Il metodo ABA (Analisi Comportamentale Applicata) si rivela fondamentale per garantire continuità e progressi nell’apprendimento dei bambini autistici; senza una corretta implementazione, i risultati faticosamente raggiunti possono andare persi.
La richiesta di un ambiente scolastico che promuova l’inclusione deve accompagnarsi a una sensibilizzazione dell’intera comunità scolastica. Educare tutti gli attori coinvolti sull’importanza dell’inclusione e del rispetto delle differenze diventa essenziale per costruire un clima di accoglienza e supporto.
In questo contesto, è necessario richiamare le istituzioni scolastiche a creare strategie sempre più inclusive. Investire nell’educazione inclusiva significa non solo garantire a ogni bambino il diritto a un’istruzione di qualità, ma anche formare cittadini più consapevoli, empatici e pronti a contribuire a una società più giusta e coesa.
L’appello di Elena Graziani richiede non solo un cambiamento nelle politiche educative, ma anche una trasformazione culturale che metta al centro l’umanità e le potenzialità di ogni bambino, indipendentemente dalle proprie sfide. Non bisogna lasciare soli i genitori, ma piuttosto sostenere e valorizzare il loro ruolo, creando reti di supporto che permettano una condivisione delle esperienze e delle risorse. Solo così sarà possibile costruire un futuro più inclusivo e solidale.