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di Giuseppe Musto

Il 3 dicembre è arrivato anche quest’anno, ancora una volta si parlerà, per un giorno, di disabilità in ogni ambito e del dovere di accogliere e supportare tutti, della differenza come valore.

Sono anni che ascoltiamo gli stessi discorsi. Nei fatti, sono costretti spesso ai margini della società sul piano sociale e professionale, le persone disabili (circa 3,1 milioni in Italia, secondo i dati riportati dall’Istat nell’ultimo rapporto dedicato alla disabilità nel nostro Paese) vengono trattati come pazienti di “serie B”.

La partecipazione delle persone con disabilità alle comunità in cui vivono è ancora un percorso ad ostacoli. In Italia sono 2,8 milioni le famiglie che hanno al loro interno una persona con disabilità, che può essere un anziano non autosufficiente, un minore o un adulto che ha bisogno di assistenza e aiuto quotidiano. Tra queste, un quinto è in condizioni di difficoltà economica.

Secondo il rapporto Istat 2022, il sistema di welfare del nostro Paese si basa su sussidi economici che non sono sufficienti a evitare che la condizione di disabilità di un componente influisca negativamente sulle condizioni economiche e di vita della famiglia e costringono i familiari a farsi carico del peso dell’assistenza quotidiana.

Le famiglie con disabilità si stanno impoverendo e sappiamo che la povertà economica porta anche a un impoverimento sociale, a emarginazione e segregazione. Questo fenomeno va arginato dando alle famiglie la possibilità di vivere dignitosamente anche dal punto di vista economico. Solo allora giornate come quella del 3 dicembre non saranno solo delle semplici celebrazioni.

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