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Il 22 ottobre, il Consiglio dei ministri varerà il disegno di legge sull’autonomia del Veneto, cui seguirà a breve quello della Lombardia, dell’Emilia Romagna e di altri territori del centro e del Nord”: lo annuncia, sulla propria pagina Facebook, Enrico Panini, assessore al Bilancio, al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Napoli e già segretario della Cgil-Scuola dal 1998 al 2004 e della Flc-Cgil dal 2004 al 2008.

“Le materie di cui si parla nell’autonomia – aggiunge Panini – sono 23, troppe anche solo per elencarle. Ma una sola è decisiva: l’istruzione.

La scuola italiana insomma da funzione statale diventerà a breve una funzione regionale, al pari degli orari dei mercati rionali”.
“Programmi scolastici, organizzazione, assunzioni e trasferimenti – spiega l’assessore – saranno solo locali. Nessuno potrà impedire a un aspirante insegnante di partecipare in quanto cittadino europeo a un concorso in Veneto, ma quell’insegnante dovrà sapere che è stato assunto dalla Regione Veneto e potrà chiedere di trasferirsi da Padova a Treviso, ma non potrà lasciare il Veneto se non dimettendosi e partecipando a un nuovo concorso regionale”.

La  regionalizzazione dell’istruzione si parla da almeno 15 anni e cioè dall’indomani dell’entrata in vigore della riforma costituzionale del 2001.

Dall’epoca del Governo Prodi del 2006/2008 era stato aperto un tavolo di confronto fra Stato e Regioni che aveva dato vita ad un Master Plan che era giunto ad un buon livello di elaborazione e di condivisione.

Cosa prevede la legge delle Regione Veneto?

  1. a) l’ottimale governo, la programmazione, inclusa la programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica, compresi l’orientamento scolastico, la disciplina dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e la programmazione dell’offerta formativa;
    b) la regionalizzazione dei fondi statali per il sostegno del diritto allo studio e del diritto allo studio universitario;
    c) la regionalizzazione del personale della scuola, compreso il personale dell’ufficio scolastico regionale e delle sue articolazioni a livello provinciale.
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Il l progetto riguarderebbe non solo il Veneto ma anche la Lombardia e l’Emilia-Romagna, la sua realizzazione, precisiamo,  non è imminente.

In pratica, lo Stato delegherà alcune sue funzioni elencato nell’articolo 117 della costituzione, tra cui l’istruzione.

Anche il tanto discusso DEF, si prevede l’Autonomia differenziata.

Autonomia differenziata

Tra le misure preventivate, come riferisce la Flc Cgil, ricordiamo l’Autonomia differenziata, espressione che ci fa comprendere la portata della misura, ossia la differenziazione di competenze tra le diverse regioni.

La suddetta Autonomia in pratica darebbe attuazione all’articolo 116/3 della nostra Costituzione, che riguarda l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario.

Questo quanto recita il succitato articolo:

[…] Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119. La legge e` approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.

Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna

Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno già avviato l’iter per ottenere una maggiore autonomia nelle materie indicate nel succitato articolo 116.

Tra le competenze che queste regioni potranno esercitare, quella relativa alla determinazione di un organico regionale in relazione alla necessità delle scuole.

La decisione della quantità di docenti ed ATA necessari al funzionamento delle scuole di queste regioni, dovrà avvenire con una programmazione concordata insieme agli USR.

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Le regioni, inoltre, potranno istituire un fondo per gli organiciche potrà essere utilizzato nel caso di organico aggiuntivo.

E’ invece ormai sicuro che il Parlamento sarà chiamato ad esaminare un disegno di legge del senatore leghista Mario Pittoni in materia di “domicilio professionale”: per partecipare al concorso in una determinata regione sarà necessario eleggere il proprio domicilio professionale esattamente in quella regione con un vincolo di permanenza per un certo periodo di tempo.

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