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Il decreto pensioni ha prorogato il trattamento pensionistico “opzione donna” per le lavoratrici dipendenti nate fino al 1959 e per le lavoratrici autonome nate fino al 1958.
Opzione Donna – anche conosciuto come regime sperimentale donna – è un meccanismo che prevede la possibilità per le lavoratrici del settore pubblico e privato di andare in pensione in anticipo. Questo è però concesso a patto di accettare un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo.
Ad oggi, per poter ottenere il pensionamento anticipato tramite Opzione Donna, è necessario rientrare in precisi requisiti: le dipendenti devono aver raggiunto 57 anni di età e 35 di contribuzione, mentre per le autonome gli anni salgono a 58 di età e 35 di contribuzione. Una volta maturate queste condizioni l’attesa per la liquidazione dell’assegno pensionistico è rispettivamente di 12 e 18 mesi.
Per il calcolo dei requisiti, la data da prendere in considerazione è il 31 dicembre 2016 (e non più, quindi, il 31 dicembre 2015). Le lavoratrici vedranno, inoltre, il loro assegno calcolato su base contributiva.
Il diritto al trattamento pensionistico sarà riconosciuto nei confronti di lavoratrici con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni che siano nate:
- entro il 31 dicembre 1959 per le lavoratrici dipendenti
- entro il 31 dicembre 1958 per le lavoratrici autonome.
Il metodo di calcolo utilizzato per Opzione Donna è quello contributivo. Esso viene spesso definito come svantaggioso poiché appunto basato sui contributi effettivamente accreditati anziché sulla media degli ultimi stipendi o redditi (metodo cosiddetto retributivo).
In effetti, nonostante il calcolo della pensione sia sottoposto a diverse variabili, nel caso di Opzione Donna si parla di taglio sull’assegno del 25-30 per cento.
A questo punto, per entrare maggiormente nel merito del calcolo, è necessario spiegare che il calcolo contributivo si divide in due differenti quote: la quota A (fino al 31 dicembre 1995) e la quota B (dal 1 gennaio 1996 in poi). Le due quote corrispondono a due differenti montanti contributivi che possono essere sommati per giungere al montante totale, il quale viene poi trasformato in rendita dal coefficiente di trasformazione (che varia in base all’età pensionabile).
Naturalmente, infine, il procedimento di calcolo può variare in base alla propria particolare gestione previdenziale.
Le lavoratrici che entro le date indicate abbiano maturato i requisiti richiesti possono andare in pensione con il meccanismo previsto da Opzione Donna, anche da subito.
L’Inps ha infatti chiarito che per Opzione Donna si applica la cristallizzazione dei requisiti: tale principio permette di ottenere la pensione con un regime precedente – o, in questo caso, la cui proroga non sia ancora effettiva – al raggiungimento dei requisiti richiesti.
Per conoscere i nuovi tempi di presentazione delle nuove domande per usufruire di Opzione Donna occorre invece attendere l’approvazione definitiva del pacchetto pensioni contenuto nella manovra o gli eventuali emendamenti.