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Non solo variante Delta: all’orizzonte, secondo l’Oms, potrebbe esserci infatti nuove varianti Covid più aggressive e più difficili da controllare. “Nonostante gli sforzi nazionali, regionali e globali, la pandemia” di coronavirus “non è affatto finita. Continua a evolversi, con 4 varianti di preoccupazione che dominano l’epidemiologia globale”. E viene riconosciuta come “forte” la “probabilità” che in futuro emergano e si diffondano globalmente “nuove varianti di preoccupazione, forse più pericolose e ancora più difficili da controllare”, il monito lanciato dal Comitato di emergenza convocato dall’Organizzazione mondiale della sanità sotto le International Health Regulations (Ihr). E’ l’ottavo meeting del Comitato che si tiene da quando è iniziata l’emergenza Covid-19. L’incontro si è tenuto ieri e oggi ne sono stati diffusi i contenuti attraverso i canali Oms.
Nel mondo alle prese con la pandemia “i governi stanno prendendo decisioni sempre più divergenti rivolte ad affrontare bisogni nazionali ristretti”, e questo “inibisce un approccio armonizzato alla risposta globale”, ha osservato ancora il Comitato di emergenza. La pandemia, fa notare l’organismo al termine della riunione di ieri, “rimane una sfida a livello globale, con i Paesi alle prese con diverse esigenze sanitarie, economiche e sociali”. Il Comitato ha osservato che “le differenze regionali ed economiche stanno influenzando l’accesso ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica. I Paesi con accesso avanzato ai vaccini e sistemi sanitari ben dotati di risorse sono sotto pressione per riaprire completamente le loro società. I Paesi con accesso limitato ai vaccini stanno sperimentando nuove ondate di infezioni, affrontando un calo della fiducia pubblica e la crescente resistenza” a misure anti contagio e restrizioni, “crescenti difficoltà economiche e, in alcuni casi, crescenti disordini sociali”.
Da qui le divergenze osservate nelle decisioni assunte dai vari Stati sulle politiche da adottare. Il Comitato ha espresso preoccupazione a questo proposito per “il finanziamento inadeguato del Piano strategico di preparazione e risposta dell’Oms”, e ha chiesto “finanziamenti più flessibili e prevedibili per sostenere il ruolo di leadership” dell’Agenzia Onu per la salute nella risposta globale alla pandemia.
L’uso delle mascherine, la distanza fisica, l’igiene delle mani e una migliore ventilazione degli spazi interni rimangono fondamentali per ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2″ in tutti i Paesi del mondo, i quali devono “continuare a utilizzare misure di sanità pubblica e sociali basandosi sul monitoraggio in tempo reale della situazione epidemiologica e delle capacità del sistema sanitario, e tenendo conto dei potenziali effetti cumulativi di queste misure”, una delle raccomandazioni temporanee agli Stati diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità.

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Queste indicazioni sono state ritenute cruciali per tutti i Paesi indipendentemente dalla situazione che stanno vivendo con Covid. Fra i temi toccati nel corso del meeting la lotta alla disinformazione che incide sull’esitanza a vaccinarsi contro Covid, l’equità nell’accesso ai vaccini, i viaggi internazionali, il rischio varianti. Secondo le raccomandazioni, “deve continuare a essere adattato al contesto epidemiologico e sociale ed a essere imposto l’uso di misure di sanità pubblica in risposta a singoli casi o focolai”, compresi “la ricerca dei contatti, la quarantena e l’isolamento”.
Viene ribadito il messaggio sulla richiesta di certificati vaccinali per i viaggi e si raccomanda di “non richiedere la prova della vaccinazione anti-Covid per i viaggi internazionali come unico percorso o condizione che consenta lo spostamento, dato l’accesso globale limitato e la distribuzione iniqua dei vaccini”. Gli Stati “dovrebbero prendere in considerazione un approccio basato sul rischio per facilitare i viaggi internazionali revocando le misure, come i requisiti di test e/o quarantena quando appropriato, in conformità con la guida dell’Oms”.

Nel mondo alle prese con la pandemia “i governi stanno prendendo decisioni sempre più divergenti rivolte ad affrontare bisogni nazionali ristretti”, e questo “inibisce un approccio armonizzato alla risposta globale”, ha osservato ancora il Comitato di emergenza. La pandemia, fa notare l’organismo al termine della riunione di ieri, “rimane una sfida a livello globale, con i Paesi alle prese con diverse esigenze sanitarie, economiche e sociali”. Il Comitato ha osservato che “le differenze regionali ed economiche stanno influenzando l’accesso ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica. I Paesi con accesso avanzato ai vaccini e sistemi sanitari ben dotati di risorse sono sotto pressione per riaprire completamente le loro società. I Paesi con accesso limitato ai vaccini stanno sperimentando nuove ondate di infezioni, affrontando un calo della fiducia pubblica e la crescente resistenza” a misure anti contagio e restrizioni, “crescenti difficoltà economiche e, in alcuni casi, crescenti disordini sociali”.

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Da qui le divergenze osservate nelle decisioni assunte dai vari Stati sulle politiche da adottare.

Il Comitato ha espresso preoccupazione a questo proposito per “il finanziamento inadeguato del Piano strategico di preparazione e risposta dell’Oms”, e ha chiesto “finanziamenti più flessibili e prevedibili per sostenere il ruolo di leadership” dell’Agenzia Onu per la salute nella risposta globale alla pandemia.

“MASCHERINE, DISTANZE E MISURE RESTANO FONDAMENTALI”
“L’uso delle mascherine, la distanza fisica, l’igiene delle mani e una migliore ventilazione degli spazi interni rimangono fondamentali per ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2” in tutti i Paesi del mondo, i quali devono “continuare a utilizzare misure di sanità pubblica e sociali basandosi sul monitoraggio in tempo reale della situazione epidemiologica e delle capacità del sistema sanitario, e tenendo conto dei potenziali effetti cumulativi di queste misure”, una delle raccomandazioni temporanee agli Stati diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Queste indicazioni sono state ritenute cruciali per tutti i Paesi indipendentemente dalla situazione che stanno vivendo con Covid. Fra i temi toccati nel corso del meeting la lotta alla disinformazione che incide sull’esitanza a vaccinarsi contro Covid, l’equità nell’accesso ai vaccini, i viaggi internazionali, il rischio varianti. Secondo le raccomandazioni, “deve continuare a essere adattato al contesto epidemiologico e sociale ed a essere imposto l’uso di misure di sanità pubblica in risposta a singoli casi o focolai”, compresi “la ricerca dei contatti, la quarantena e l’isolamento”.

Viene ribadito il messaggio sulla richiesta di certificati vaccinali per i viaggi e si raccomanda di “non richiedere la prova della vaccinazione anti-Covid per i viaggi internazionali come unico percorso o condizione che consenta lo spostamento, dato l’accesso globale limitato e la distribuzione iniqua dei vaccini”. Gli Stati “dovrebbero prendere in considerazione un approccio basato sul rischio per facilitare i viaggi internazionali revocando le misure, come i requisiti di test e/o quarantena quando appropriato, in conformità con la guida dell’Oms”.

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Origine del virus, Ghebreyesus: “Cina cooperi a indagine”
Il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus rinnova intanto l’appello alla Cina perché cooperi nell’indagine sulle origini del Covid. In una conferenza stampa a Ginevra ha detto: “Chiediamo alla Cina di essere aperta e trasparente e di cooperare. Sapere quello che è successo è qualcosa che dobbiamo ai milioni di persone che hanno sofferto e ai milioni di persone che sono morte”

La Cina ha sempre sostenuto di aver cooperato con l’Oms, che nei mesi scorsi ha mandato a Wuhan un team di esperti a indagare, ma a cui sarebbe stato impedito l’accesso a informazioni e siti fondamentali, e ha contestato i tentativi di “politicizzare” le indagini.

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