Italian Minister of Economy and Finance Giovanni Tria (L) with Italian Prime Minister, Giuseppe Conte, attend a press conference after a Government summit at Chigi Palace in Rome, Italy, 03 October 2018. ANSA/ANGELO CARCONI
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Dalla conferenza stampa del Governo dopo il Consiglio dei Ministri in cui è stato discusso l’adeguamento del DEF, ormai è quasi certo quello che avevamo anticipato nei giorni scorsi: “Elemento perequativo dipendenti pubblici: mancano le risorse per il 2019”.

Il DEF per la scuola, e soprattutto per il trattamento economico dei docenti e del  personale ATA, c’è molto poco.

Il famoso rinnovo del contratto e  la  perequazione degli stipendi meno elevati: in altre parole è ormai quasi sicuro che a partire da gennaio per personale Ata e docenti con meno di 15 anni di servizio subiranno una decurtazione degli stipendi variabile da 4-5 euro mensili fino a 27-30.
Per il rinnovo dei contratti pubblici, almeno per il momento  non se ne parla.

Il sito tecnica della scuola scrive che – Una possibile ipotesi potrebbe esserci un piccolo stanziamento del tutto insufficiente per aprire una qualsivoglia trattativa.

Per il resto potrebbe arrivare un po’ di soldi per attivare l’organico di potenziamento nella scuola dell’infanzia e per il tempo pieno al sud: questa operazione potrebbe essere favorita dal fatto che, trattandosi di due misure che decorreranno da settembre lo stanziamento per il 2019 sarebbe decisamente ridotto.
In pratica con 150 milioni di euro si potrebbero garantire 12mila posti in tutto (4mila di potenziamenti infanzia e 8mila di tempo pieno al sud): cifra più che ragionevole ma che, a partire dal 2020, risulterebbe triplicata – continua il sito specializzato per il settore scolastico – Con ogni probabilità il Governo rimarcherà il fatto che per l’edilizia scolastica ci saranno investimenti significativi (ma è bene ricordare che si tratta di somme già stanziate dai precedenti dei Governi).
Intanto spunta l’ipotesi che una parte delle risorse necessarie per “irrobustire” gli organici potrebbe derivare da una riduzione (se non addirittura da un azzeramento) dei fondi destinati alla “valorizzazione” della professionalità docente e cioè dal bonus per il merito. L’ipotesi potrebbe avere l’avallo delle stesse organizzazioni sindacali, come avvenne – fatte le debite proporzioni – nell’estate del 2011 quando per vennero rivista gli scaglioni stipendiali per poter garantire il piano di assunzioni varato dal Governo-.

  Art.15 del CCNL scuola 2006/2009, permessi retribuiti dei docenti a tempo indeterminato

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